La Corte di Cassazione ha nuovamente chiarito i limiti della responsabilità del conducente in caso di sinistro stradale, ribadendo un principio fondamentale.
La sentenza n. 23939 del 27 giugno 2025, emessa dalla Sezione IV Penale, conferma la validità del principio di affidamento e definisce la nozione di prevedibilità dell’imprudenza degli altri utenti della strada.
Il caso esaminato dalla Suprema Corte
Nel procedimento giudiziario oggetto della sentenza, un automobilista è stato condannato per omicidio colposo aggravato (art. 589 bis c.p.) a seguito di un incidente stradale avvenuto a Cagliari. L’uomo, durante una manovra di retromarcia, non si era assicurato di poterla effettuare senza mettere in pericolo altri utenti della strada, in particolare un motociclista che transitava sulla via.

Il caso esaminato dalla Suprema Corte-officinamagazine.it
L’imputato non aveva tenuto conto della distanza e della posizione del motociclo, causando così la collisione. La persona offesa, cadendo, riportò ferite tali da provocarne il decesso in ospedale. Nel corso del processo di merito, era stato accertato che la retromarcia era stata eseguita senza visibilità dell’incrocio e che l’automobilista aveva invaso “alla cieca” la strada, violando l’obbligo di dare precedenza. Entrambi i veicoli procedevano a velocità moderata, ma la manovra azzardata aveva generato un rischio non adeguatamente valutato.
La Corte ha rigettato il ricorso della difesa, riaffermando che la manovra di retromarcia deve essere eseguita con la massima attenzione, lentamente e con completo controllo dello spazio retrostante. Se il conducente non ha visibilità della strada alle spalle, deve adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza, compresa la possibilità di farsi aiutare da terzi per controllare l’area.
La Cassazione ha sottolineato che il conducente non può giustificarsi confidando nell’attenzione degli altri utenti della strada. L’eventuale imprudenza altrui può costituire solo una causa concorrente dell’incidente, ma non esclude la responsabilità del conducente stesso, a meno che tale imprudenza non rappresenti un fatto sopravvenuto ed imprevedibile.
Inoltre, è stato ribadito che la responsabilità del conducente si estende anche al comportamento imprudente di altri utenti, purché rientri nel limite della prevedibilità. Questo principio tempera il tradizionale principio di affidamento, secondo cui ogni utente della strada può ragionevolmente aspettarsi il rispetto delle regole da parte degli altri.
La sentenza chiarisce che la responsabilità nel codice della strada è particolarmente stringente quando si tratta di manovre complesse come la retromarcia, che richiedono un controllo totale dell’ambiente circostante. La Cassazione, confermando la linea giurisprudenziale precedente, ha stabilito che il principio di affidamento non può mai diventare un alibi per condotte negligenti.
Nel caso esaminato, la Suprema Corte ha escluso che la vittima abbia contribuito all’incidente con un comportamento imprudente: il motociclista aveva ragionevolmente ritenuto che l’automobile stesse svoltando e non retrocedendo, un errore di valutazione legittimo e prevedibile. Pertanto, la responsabilità del sinistro è stata attribuita esclusivamente all’automobilista che, non avendo adottato la dovuta cautela, ha invaso la carreggiata creando un pericolo concreto e imminente.
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