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Invecchiare è una questione biologica: i segni del tempo che svelano la tua vera età

Questo nuovo paradigma, approfondito da esperti come la professoressa Rebecca Gadberry dell’Università della CaliforniaL’approccio innovativo ai segni biologici dell’invecchiamento cutaneo (www.officinamagazine.it)

La scienza dell’invecchiamento cutaneo ha subito un’evoluzione significativa grazie all’identificazione dei segni.

Questo nuovo paradigma, approfondito da esperti come la professoressa Rebecca Gadberry dell’Università della California, Los Angeles (UCLA), offre una comprensione più profonda del processo di invecchiamento e apre la strada a prodotti cosmetici e trattamenti più efficaci e scientificamente fondati.

Il concetto di “segni distintivi dell’invecchiamento” si basa su caratteristiche biologiche osservabili durante l’invecchiamento naturale, presenti trasversalmente in diverse specie e che rispondono a tre criteri fondamentali: si manifestano durante il normale invecchiamento, la loro accelerazione provoca un invecchiamento precoce, e la loro modulazione può rallentare o invertire il processo. Questo approccio permette di comprendere l’invecchiamento cutaneo come un complesso intreccio di eventi biologici, piuttosto che come un fenomeno superficiale.

Rebecca Gadberry, docente presso l’UCLA, una delle università più prestigiose al mondo per la ricerca in biologia e scienze della pelle, sottolinea come questo modello consenta di sviluppare prodotti cosmetici che agiscono sui processi sottostanti, offrendo così un miglioramento più duraturo e profondo rispetto alle tradizionali soluzioni che si limitano a trattare rughe o macchie.

I segni distintivi dell’invecchiamento e la loro influenza sulla pelle

Originariamente identificati nel 2013, i segni distintivi sono stati ampliati da nove a sedici, incorporando nuove scoperte che spiegano meglio le dinamiche dell’invecchiamento cutaneo. Tra i più rilevanti troviamo:

  • Instabilità genomica: danni accumulati al DNA, spesso dovuti ai raggi UV, che causano mutazioni e alterazioni della pigmentazione e della funzione barriera della pelle.
  • Attrito dei telomeri: accorciamento dei telomeri, le “capsule” protettive dei cromosomi, che porta a una pelle più sottile e meno capace di rigenerarsi.
  • Alterazioni epigenetiche: modificazioni nell’espressione genica indotte da fattori ambientali come inquinamento, stress e dieta, influenzando processi chiave come infiammazione, idratazione e sintesi di collagene.
  • Senescenza cellulare: accumulo di cellule che, pur non dividendosi più, rilasciano sostanze infiammatorie che danneggiano i tessuti circostanti, contribuendo all’infiammazione cronica.
  • Disfunzione mitocondriale: riduzione della capacità energetica delle cellule, con conseguente minore efficacia nella riparazione del danno cutaneo.
  • Infiammazione cronica e alterata comunicazione intercellulare: processi che alimentano un circolo vizioso di danno e rallentano la rigenerazione.

Ai nove segni originari si sommano altri sette, tra cui la disbiosi cutanea, l’invecchiamento meccanico dovuto alla perdita di elasticità tessutale, la disregolazione del ritmo circadiano che regola i processi cutanei, e l’innovativo concetto di asse pelle-cervello, che evidenzia l’interazione tra sistema nervoso e salute cutanea.

Verso una nuova era della cura della pelle:

Verso una nuova era della cura della pelle: dalla prevenzione alla personalizzazione (www.officinamagazine.it)

L’approccio basato sui segni distintivi non si limita più a trattare i segni visibili dell’invecchiamento, ma punta a intervenire precocemente sui processi biologici, trasformando la cura della pelle in una disciplina che integra medicina rigenerativa, nutrizione e cronobiologia. La professoressa Gadberry evidenzia come i consumatori moderni siano sempre più informati e desiderosi di soluzioni scientificamente validate, favorendo una transizione da prodotti cosmetici puramente estetici a quelli che migliorano la salute cutanea a lungo termine.

L’UCLA, centro di riferimento internazionale per la ricerca biomedica, continua a sviluppare questo filone di studi, integrando metodologie avanzate per l’analisi del microbioma cutaneo, dei biomarcatori e dei modelli epigenetici specifici per le diverse aree della pelle. Tali progressi permettono di progettare trattamenti altamente personalizzati, che riconoscono le peculiarità biologiche di ogni individuo.

Inoltre, il futuro della cosmetica anti-età vedrà prodotti multifunzionali, capaci di agire simultaneamente su diversi segni distintivi. Ingredienti come retinoidi, niacinamide, beta glucani e aloe vera già mostrano capacità di modulare molteplici processi biologici, dalla senescenza cellulare alla risposta infiammatoria, offrendo risultati più completi e duraturi.

L’evoluzione di questo paradigma segna anche una crescente collaborazione interdisciplinare tra università come l’UCLA, industria cosmetica e biomedicina, con l’obiettivo di trasformare radicalmente la prevenzione e il trattamento dell’invecchiamento cutaneo, non più visto come un destino inevitabile, ma come un processo modulabile e gestibile.

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