Come si guarda, nella sinistra italiana, a chi sostiene idee di estrema destra? Già solo quando l’argomento è il governo gialloverde si presuppongono meccanismi di pensiero incredibilmente semplici. Si parla di analfabetismo funzionale o altri grandi paroloni, un po’ conquistando l’appellativo di “radical chic” e un po’ dando per scontato una presunta superiorità. Non dovrebbe essere necessario spiegare perché, in questa maniera, ci si ponga dalla parte del torto. E presupporre una tale semplicità, barbarie e ignoranza è ancora più difficile quando si viaggia fuori dai confini nazionali. O meglio, fuori dai confini fisici, ossia su internet.
Ci sono ingranaggi molto complessi sul web che tanti di noi non conoscono, e che possono rivelarsi estremamente pericolosi. Blog di nicchia destinati in origine ai meme, youtuber, cultura dei videogiochi: sono tutti fenomeni molto meno innocui di quanto crediamo.
E questo non significa affermare che l’estremismo di destra sia “colpa di internet”, o che dati canali e siti siano responsabili di sparatorie o di terrorismo. Lo scopo è semplicemente addentrarsi in complicati e non troppo noti meccanismi di costruzione di un’ideologia.
Il web e i gruppi neo-nazisti
Il discorso in questione riguarda principalmente gli Stati Uniti, luogo in cui la rete è approdata prima e in cui essa gioca un ruolo cruciale nell’interazione sociale dei giovanissimi. È negli USA infatti che il panorama social ha trasformato determinate attività nate come ludiche o legate a hobby e discussioni in luoghi dove diffondere liberamente discorsi d’odio. E dai discorsi è semplice che si passi a organizzazioni e ad azioni.
Unicorn Riot è un’associazione indipendente e no-profit di creativi e giornalisti. Il suo scopo è puntare un riflettore su questioni sociali emergenti nel contesto culturale attuale. Un ramo dell’associazione è riuscito a far trapelare in rete alcune conversazioni avvenute su Discord, una periferica di messaggistica normalmente usata da gamers. “Normalmente”, perché i messaggi riportati da Unicorn Riot sono di tutt’altro genere: si tratta di gruppi neo-nazisti, estremamente antisemiti e xenofobi. Come riporta Bellingcat in un’interessante inchiesta sul tema, si tratta però di gruppi pensati per essere militanti. Robert Evans, autore dell’articolo, riporta un esempio concreto.
Il caso di Vasilios Pistolis
Un giovane che su Discord era noto come @VasilisTheGreek fa notoriamente parte di un gruppo neo-nazista, noto come Atomwaffen. La Atomwaffen Division è collegata a diversi omicidi, mentre il soggetto in questione, all’anagrafe Vasilios Pistolis, è arruolato nella marina. Un marine fedele tanto alla nazione quanto alla causa della supremazia bianca, e che ha partecipato alla marcia suprematista di Charlottesville. In questa foto lo vediamo manifestare pacificamente il suo pensiero:
Pistolis ha postato in questi server prima e dopo il rally, chiedendo anche opinioni sul design della bandiera costruita ad hoc per la manifestazione. La stessa che si vede nella foto qua sopra. E la stessa di cui manderà una foto giorni più tardi, vantandosi del sangue che la macchia.
Bene, e quindi? Se questi gruppi esistono, devono certamente avere modo di comunicare, e lo potrebbero fare su una piattaforma piuttosto che su qualsiasi altra. Il punto certamente non è far chiudere Discord (o Telegram, notoriamente usato, almeno in passato, da cellule terroristiche). Quello che questo “aneddoto” ci permette di introdurre è un universo incredibilmente complesso. Ed esso trova su Discord soltanto l’ultimo step di un indottrinamento politico che mette i brividi, e cui tutti siamo, almeno potenzialmente, vulnerabili. Una sottocultura della cultura di Internet che dai meme passa alla xenofobia, dai videogiochi alla misoginia e da YouTube al negazionismo.
La “Pillola rossa”
C’è un termine ricorrente nelle conversazioni che possiamo leggere sul sito dedicato di Unicorn Riot. Questa parola è “redpilled“, e si riferisce a persone che hanno “preso la pillola rossa”. Il riferimento è a Matrix, più specificatamente al momento in cui il protagonista deve scegliere tra una pillola rossa e una pillola blu. E quella rossa gli permette di scoprire “la verità” sulla realtà che crede di conoscere. Il resto è spoiler per chi nel 2018 abbia l’audacia di non aver ancora visto questo cult.
Il punto è: in queste conversazioni i partecipanti sono convinti di aver compreso lo stato reale delle cose. Credono di aver smascherato un grande complotto globale, di aver preso una pillola che premette loro di vedere il mondo per quello che è. Ma com’è il mondo per queste persone? È una società dominata dagli ebrei e dai cosiddetti “shitskins” (lett. “pelli-di-merda“, sembra superfluo specificare di chi si tratti), in cui la “razza bianca” è sotto attacco. Un mondo in cui loro, suprematisti bianchi, sono le sole menti illuminate in grado di svelare quali aziende, personalità di spicco o media d’informazione siano sotto il controllo degli ebrei. E nella conversione a questo tipo di credenze, certi ambienti digitali giocano ruoli fondamentali.
4chan: una fucina per l’estremismo di destra
4chan è un canale su cui difficilmente si naviga in Italia, a meno che non si abbia una vita digitale particolarmente intensa, contornata di meme troppo estremi per i social più convenzionali. Anche negli States si tratta di piattaforme di nicchia, specificatamente luoghi tipici della sottocultura nerd. I suoi membri, come riporta lo stesso sito, sono per lo più uomini (il 70%) tra i 18 e i 34 anni. In questo contesto di condivisione di foto, meme ed opinioni, si è andata a costruire la cosiddetta “destra alternativa” (o meglio, la parte digitale di essa). Si tratta dell’alt-right, operativa da prima delle elezioni presidenziali del 2016, ma consolidata nella sua “versione web” proprio in quel periodo.
La peculiarità di questa piattaforma, a livello contenutistico, risiede(va) nella possibilità di discutere temi legati al mondo videoludico, quello dei manga e degli anime, ma anche di fare un humour un po’ più spinto, che presto ha preso una piega politica. Su 4chan l’humour nero, razzista o misogino è quasi diventato un marchio di fabbrica (almeno nella bacheca /poI/, che sta per Politically Incorrect). Il risultato a lungo termine è la difficoltà nel determinare dove finisca lo scherzo e dove inizi la convinzione ideologica. Perché inizia, ed è ampiamente testimoniato da quanto Unicorn Riot ci ha riportato: per molti la pillola rossa è stata proprio 4chan.
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